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frasi 3

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2008 01:12
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Post: 3.276
Sesso: Femminile
Moderatore
30/08/2008 00:48

Voglio che la scrittura mostri come sono complicate le cose e sorprendenti. Voglio emozionare i lettori, ma senza trucchi. Voglio che pensino sì, quella è vita. Perché è la reazione che ho io di fronte alla scrittura che ammiro di più. Una sorta di meraviglioso sbalordimento.
[...] Non riuscivo a introdurre dei personaggi in una stanza senza descrivere tutti i mobili. Lei mi dice che Hemingway insegnava a non descrivere mai i personaggi. So tutto di quella regola. Ma tiro dritto.
(A. Munro)

Senza la scrittura, ogni cosa diventerà insipida. Leggere non avrebbe più senso, perché uno scrittore legge con uno scopo.
(V. S. Naipaul)

[...] "Moccoli" in piena regola, esattamente sillabati e trascritti. Il lettore considera quella abietta pedanteria, quella puntualità disgustosa; e scuotendo la testa, fra sé e sé compassiona: "Chi sa poi a questo qui che cosa gli sembra di fare."
Per conto mio, quando trovo in qualche scritto (e ogni giorno ne trovo di più) parolacce di cotesto genere, che vorrebbero toccare il culmine della violenza fantastica, dell'orrore, della passione, poco ho da essere in dubbio ch'esse esprimano, invece e solamente, la frigidità e la isteria d'un autore. L'arte non adopera materialmente le cose dell'esperienza; ma dà forma comunicativa all'emozione ch'esse suscitano in noi. E il procedimento di coloro che si tengono su, e si fanno coraggio, a forza di "moccoli", oscenità e parolacce, corrisponde come due gocciole d'acqua a quello dei pittori bastardi, che non solo si limitano a riprodurre oggetti ed aspetti materiali, ma per essere anche più sicuri, nella pasta dei colori strizzati sulla tela inseriscono frantumi degli oggetti medesimi, come stoffe, lustrini, stagnola, pezzi di latta credendo così che l'illusione sarà irresistibile.
Ch'è un grandissimo sbaglio. Il lettore e lo spettatore recalcitrano proprio dall'espressione eccessivamente aggravata di materia e d'intenti. Cominciano subito a insospettirsi. Temono un sopruso. A vedere tutta quella ostentazione di sudanti muscolature, la loro prima idea è che i manubri siano di cartone, truccati. In altri termini: le parolacce, le descrizioni troppo cariche e spinte, e non diciamo poi i "moccoli", sono "controproducenti". In estetica, sono pessimi affari, speculazioni sballate. Uno che se ne intendeva: Montaigne, e ci teneva a dir pane al pane e vino al vino, una volta osservò che ha voglia Marziale d'alzare le sottane a Venere fin sopra la testa. Egli non riesce a mostrarcela intiera, come altri poeti (Virgilio, Lucrezio) più discreti di lui. "Perché chi dice tutto ci satolla e disgusta". E gli ingenui che si gonfiano la bocca con le parolacce non fanno altro che distruggere in germe quegli stessi effetti che si proponevano di suscitare. Ci invitano (cosa umiliantissima) a pregare Venere cortesemente che non ne faccia di nulla, e si rivesta e ci lasci in pace.
(E. Cecchi, Parolacce in Di giorno in giorno)

Mi stupisco che qualche imbroglione non abbia ancora pensato di aprire una scuola di scrittura.
(A. Cravan, dadaista-pugile, 1914)

La frase migliore? La più corta.
(D. Hammett)

Un'opera non dovrà mai "piacere", "entusiasmare", ma "interessare", o almeno "incuriosire". I giudizi positivi dovranno essere espressi con i seguenti aggettivi (assolutamente vietati i rozzi "bello", "grosso", "brutto"): "intrigante" (molto in voga, ma in lieve declino), "ben strutturato", "esperto", "rilevante". I negativi: "fragile", "futile", "irrilevante", "supponente"; il colmo della ripulsa si esprime con l'aggettivo aulico "turpe".
Assolutamente vietato il turpiloquio in conversazioni letterarie, eccezion fatta per l'efficace definizione "stronzo", ma pronunciata a bassa voce e con un risolino d'intesa. Fareste ridere glia stanti al solo pronunciare locuzioni quali "alla grande", "al limite", "chiaramente", "non c'è problema", "è il massimo", "mi pare giusto". Fra i giochi di carte, consigliabili i tarocchi, tollerato il tresette.
(L. Canali, Manuale ad uso degli scrittori esordienti)

È il ben pensare che conduce al ben dire.
(F. De Sanctis, La giovinezza)

La semplicità è la forma della vera grandezza.
(F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana)

La chiarezza adorna i pensieri profondi.
(Vauvenargues)

Con la virtù si fanno solo opere fredde. Sono la passione e il vizio ad animarle.
(D. Diderot)




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