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Caccia agli omonimi sul web

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2008 23:36
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Post: 3.620
Sesso: Femminile
Moderatore
13/04/2008 23:36

NEW YORK
Negli Usa li chiamano «Google twins» (gemelli Google) o «Googlegangers»: da «doppelganger», gemello cattivo, è il neologismo più creativo del 2007 secondo la American Dialect Society. Sono i curiosi che inseriscono il proprio nome sui motori di ricerca online, e su Google di preferenza, per vedere quanti omonimi saltano fuori dalla Rete, e magari diventare amici «per il nome», invece che per la pelle.

Ma la caccia ai «googlonimi», così sono detti in lingua nostrana, non è aperta solo nella riserva Google: SameNameAsMe.com o l’italiano cognomix.it sono siti nati apposta. Scovati gli «uguali», i risvolti sono dei più diversi, dalle amicizie alle coalizioni che bramano record: su Facebook, il sito di socializzazione, esiste un gruppo di 200 «Ritz» o un altro alla folle ricerca del 1225.mo Mohammed Hassans.

A volte l’omonimia porta anche rogne: è il caso di una scrittrice di New York, Maureen Johnson, scambiata di continuo per una «googleganger» di professione agente immobiliare, e poi, per un gioco di parole, subissata da mail che indagavano se fosse lei la musa ispiratrice di «Rent»(affitto), il famoso musical la cui protagonista è un’artista di nome, a sua volta, Maureen Johnson.

O di una giornalista americana, Eve Fairbanks, che tempo fa ha raccontato al settimanale New Republic dello spavento della madre: credeva di averne scoperto la seconda vita a luci rosse, trovandone il nome su un sito porno.

O ancora, nella Firenze del XII secolo, poco nota è la vicenda di un’omonimia d’alta levatura, rispolverata or ora da un libro: quella dei due Dante Alighieri, in cui la storia ha condannato all’oblio il non poeta, che era solo un notaio.

Ora, assodato che «tutti lo fanno», ci si chiede perchè. «È ciò che chiamiamo egotismo», spiega sul New York Times lo psicologo sociale Brett Pelham. Saremmo attratti da persone, luoghi e cose che riportano al nostro nome, tanto da farci preferire le nostre iniziali a qualsiasi altra lettera. Così studi di psicologia spiegano come, alle presidenziali Usa del 2000, molte persone il cui cognome cominciava per "B", abbiano preferito George Bush ad al Al Gore, prediletto dalle "G".

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