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LA FEBBRE DEL SABATO SERA

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2007 21:15
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25/09/2007 17:46



Un po' di storia...

"La Febbre del Sabato Sera" è stato uno degli eventi cinematografici più significativi e caratterizzanti degli anni 70 e creò in tutto il mondo il fenomeno "disco".
Tutto nacque dai sobborghi di Brooklyn dove il reporter inglese Nik Cohn, che lavorava per il New York Magazine, stava realizzando un servizio sulle zone violente della città. Accompagnato da un ballerino di "black disco" vide, passando davanti ad un night club, la scenografia esterna del "2001 Disco" che sarebbe stata poi di ispirazione per il palcoscenico del "Palladium".
Un gruppo di teenagers affollava l'entrata e tra loro c'era un giovane vestito in giacca e cravatta che sembrava avere un fascino del tutto speciale e indefinibile: non tanto per il modo di indossare gli abiti o per lo sguardo, ma per quella energia repressa, o meglio per quel forte desiderio di voler conquistare, per la propria vita, un palcoscenico più grande che il marciapiede del Bay Ridge.
Fu da questa breve, fulminea impressione che nacque poi il carattere di Tony Manero.
Pubblicato l'articolo con questa storia Chon ricevette una telefonata dal produttore Robert Stigwood che si era immediatamente reso conto che quello sarebbe stato il soggetto per un grande film.
Così Cohn ricorda la telefonata con Stigwood:
"Il giorno in cui fu pubblicato l'articolo sul giornale, uscii di casa molto presto e vi feci ritorno solo dopo pranzo. Al mio rientro la donna che viveva con me mi disse che mi aveva chiamato un certo Robbie Stigfeld e che lei, pensando che fosse un tizio in cerca di offerte di denaro per qualche gruppo religioso, gli aveva risposto che io stavo dormendo ai piedi del letto in un lago di vomito e che certo non poteva svegliarmi per farmi venire al telefono. Era molto orgogliosa pensando di avermi liberato da un rompiscatole… Ebbi a quel punto un'intuizione che quel Robby Stigfeld fosse in effetti Robert Stigwood, il produttore che aveva prodotto i Bee Gees e Jesus Christ Superstar, e che recentemente aveva intrapreso anche la strada della produzione cinematografica. Quando Stigwood mi richiamò mi disse che aveva letto la mia storia sul Bay Ridge e che mi invitava per prendere un tè insieme…
Tutto questo fu a dir poco inaspettato. I giornalisti di periodici - in quei giorni difficili - non avevano ancora imparato a vedere le loro storie come possibili sceneggiature cinematografiche. Quando raggiunsi il luogo dell'incontro con Stigwood, lo trovai immerso di impegni".
Dopo aver avuto il contatto con Cohn, Stigwood ingaggiò Norman Wexler per scrivere la sceneggiatura e John Badham per dirigere il film. Contemporaneamente scritturò John Travolta per ben tre film, Saturday Night Fever sarebbe stato il primo di questi e sarebbe stato seguito da Grease.
Quindi Stigwood ricostituì, con Paul Nicholas e David Ian, il fortissimo team che aveva portato sul palcoscenico del West End, Grease.
Un' accurata ricerca di giovani artisti era essenziale per far nascere il progetto del musical, ma era altrettanto importante avere un team creativo di primaria importanza che avesse raggiunto molti traguardi professionali, in ogni campo dalla televisione, al cinema ai video pubblicitari al teatro. Tutto questo per creare uno dei più grandi e spettacolari shows che mai fossero stati rappresentati nel West End, con un cast di 43 persone ed un budget di 4 milioni di sterline.
Saturday Night Fever è certamente incentrato sul ballo e l'importanza del ballo nella produzione è enfatizzata dal fatto che la coreografa, Arlene Phillips, è anche la regista: una combinazione di ruoli che assicura che il ballo sia il centro dell'azione dello spettacolo. Lontano dall'essere, come nei musical di vecchia impronta, il vivace momento di divisione fra una scena e l'altra, il ballo in questo film gioca una ruolo essenziale nel racconto della storia.
Ed è la storia, come anche la colonna musicale e le coreografie, che dà allo show la sue forza ed il suo appeal internazionale.
Non è infatti solo una favola americana: si tratta proprio di una storia universale.
La vita di Tony Manero, la sua speranza di trovare un lavoro, il suo desiderio di liberarsi dai lacci della sua infanzia ed essere protagonista, per sentire su di sé i riflettori e vivere la vita della grande metropoli, è davvero un mito universale che può essere applicato, in ogni tempo, ai teenagers di qualsiasi generazione e di qualsiasi cultura.






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25/09/2007 18:34

La discoteca anni 70...


La discoteca, tempio dell'effimero, regno incontrastato di Tony Manero. Non sono ancora trascorsi 25 anni da quando, nel dicembre 1977, fu lanciato negli Stati Uniti "Saturday Night Fever", destinato a diventare un cult movie e un fenomeno generazionale. Poteva apparire, in quegli anni ancora fortemente ideologizzati, come un filmetto di serie B, destinato a essere presto dimenticato dopo una rapida consumazione. Invece arrivava al momento giusto ed era pronto a raccogliere su di sé, al di là dei propri valori intrinseci, un carico di significati che andavano al di là del grande schermo, profondamente radicati nella società quotidiana, soprattutto giovanile e non soltanto statunitense.
"Travoltismo", "travoltini": nascevano sulla stampa efficaci neologismi per indicare gli esponenti di quello che si sarebbe poi enfaticamente chiamato "popolo delle discoteche". Adesso, nell'epoca delle "cubiste", quei termini sono in disuso, mentre sempre sulla breccia è il divo che li ha ispirati, John Travolta. Al tempo era un ventitreenne pressoché sconosciuto, ma con grinta e talento. Era stato un bambino prodigio con la passione del canto, del ballo e della recitazione. Il ruolo di Tony Manero, il protagonista della "Febbre del sabato sera", gli dava la straordinaria possibilità di mettere alla prova tutte le sue passioni. In più c'era anche la comune componente italoamericana.
Manero/Travolta è un tutt'uno: già la sequenza della "vestizione" ha una naturalezza non comune. Sul filo della nostalgia (per chi già c'era negli anni '70) oppure di affettuoso sarcasmo (per i giovani del Duemila) appaiono tutte le componenti essenziali di un irripetibile look: scarpe con i tacchi, pantaloni obbligatoriamente a zampa d'elefante e stretti in vita, gilet attillato, camicia dagli ampi colletti a punta generosamente sbottonata per evidenziare l'abbondante catena d'oro sul petto, folti capelli accuratamente spazzolati e sempre perfetti anche nel vortice della danza. Un'identificazione così perfetta che fece conquistare a Travolta la prima nomination all'Oscar come attore protagonista (la seconda verrà grazie a "Pulp Fiction") e che lo rese un modello da imitare: qualunque ragazzo, in discoteca o nelle feste in terrazza, si esibiva puntando in alto l'indice della mano destra e agitando il bacino.
In più, nella storia del film c'è, involontariamente forse, un "quid" di universale: l'ansia di riscatto sociale di un giovane di umile estrazione e il fascino di poter essere un "numero uno" almeno sulla pista da ballo. Il merito di aver ideato un soggetto così al passo con i tempi non è di uno sceneggiatore di professione, bensì di un giornalista, l'inglese Nik Cohn, che aveva realizzato un reportage per il "New York Magazine" sui moderni riti delle "tribù" dei giovani newyorkesi, in particolare di Brooklyn. Quell'articolo colpì un leggendario produttore, l'australiano Robert Stigwood, "padre" di tanti musical storici. Solo per il cinema aveva già prodotto "Jesus Christ Superstar" e "Tommy", e in seguito avrebbe legato il suo nome ad altri film musicali come "Grease", "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", "Staying Alive", "Evita". Per sceneggiare la storia scritta da Nik Cohn, Stigwood chiamò l'esperto Norman Wexler (lo sceneggiatore di "Serpico", scomparso due anni fa) e alla regia puntò sul quasi esordiente John Badham, un inglese di formazione televisiva che poi avrebbe firmato altri successi come "Tuono blu", "Wargames", "Corto circuito".
Scenario del film, l'autentica Brooklyn, col proverbiale ponte, dove Tony Manero lavora come commesso in un negozio di vernici. Vive in una tipica famiglia italoamericana e nella sua stanza svettano i poster dei suoi miti: Bruce Lee, Al Pacino/Serpico, Stallone/Rocky. E' a Brooklyn che troneggia la "2001", la discoteca dei sogni di Tony, che affida a un torneo di ballo la sua voglia di emergere, di cambiare vita. La sua è un'esistenza ordinaria, priva di prospettive. E si intravedono segnali di crisi: suo fratello maggiore è un sacerdote che sente vacillare la vocazione; Bobby, il più debole degli amici della comitiva di Tony, è travagliato ma nessuno l'ascolta; Annette ama Tony ma non è ricambiata; Stephanie è invece la partner ideale, nella vita come nella danza, ma solo se Tony raggiungerà la maturità necessaria. La vita reale, insomma, è irta di difficoltà, riserva dispiaceri, anche acuti. Mentre la pista da ballo dà la sicurezza di poter conquistare un premio, quando si è i migliori. Non sempre, però: perché nella New York multietnica può anche accadere che un trofeo venga ingiustamente negato a una coppia di ballerini portoricani, per striscianti motivi razziali. A quel punto Tony Manero saprà far valere la propria onestà.
Film d'amore, a tratti melodrammatico, "La febbre del sabato sera" fa emergere uno spaccato credibile, con un linguaggio realistico: tanto che alcune situazioni furono considerate censurabili (oggi fanno sorridere) e Badham apportò alcuni tagli per non incappare nelle sanzioni della censura.
Ma il mito del film, nonostante Travolta e gli spunti interessanti, non sarebbe mai nato senza la magistrale colonna sonora dei "Bee Gees", autori di brani perfetti come "Night Fever", "Stayin Alive", "More Than a Woman", "How Deep Is Your Love".
Universalmente considerati australiani, i fratelli Gibb sono invece nati in Inghilterra e solo alla fine degli anni '50 la famiglia si era trasferita in Australia: Barry, il maggiore, è nato a Douglas, nell'Isola di Man, come pure i gemelli Robin e Maurice. Il fratello minore, Andy, era nato a Manchester: avrà una discreta carriera solista, stroncata dalla morte prematura nell'88. I "Bee Gees" (il nome indica le iniziali di Barry Gibb) sono uno dei più longevi gruppi della scena mondiale, tra i più venduti di tutti i tempi e anche tra i più imitati, artefici fin dagli anni '60 di innumerevoli hit, come "World", "Massachussets", "Too Much Heaven", "Tragedy", "Love You Inside Out" e via dicendo. Uno stile inconfondibile, basato sulla voce in falsetto di Robin, cui fanno da controcanto Barry e Maurice, e su melodie orecchiabili, ritmi funk: insomma, i "Bee Gees" sono i padri riconosciuti della "disco music", per questo spesso guardati con perplessità o con sufficienza. Ma, a decenni di distanza, la loro musica resta fresca e fruibile, pronta a trasmettersi alle nuove generazioni. Aveva visto giusto, come al solito, l'acuto Robert Stigwood, sotto la cui egida i "Bee Gees" hanno raggiunto la fama, non senza - nel corso dei decenni - alcune conflittualità interne che portarono, nel 1969, anche a un temporaneo scioglimento quando avevano già più volte conquistato le hit parade internazionali. E' sempre Stigwood, a metà degli anni '70, a riportarli in auge, con un'accorta operazione in équipe col produttore Arif Mardin, il tecnico del suono Karl Richardson e l'arrangiatore Albhy Galuten. Fino al magico biennio '77-78 in cui i "Bee Gees" conquistano il disco di platino col loro primo album dal vivo, "Here At Last… Live", incidono "Saturday Night Fever", subito dopo "Grease" e - con minor successo - partecipano al film "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". Dopo una nuova parentesi di iniziative individuali, il trio si ricompatta per "Staying alive", diretta emanazione della "Febbre". Ancora nell'89 ha grande successo il loro tour mondiale e dal '97 i "Bee Gees" sono entrati nella Rock and Roll Hall of Fame.
FRANCO CICERO






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25/09/2007 18:36

TRAMA
Atto I
Durante la scena di apertura (Ouverture) ci troviamo a Brooklyn, in una strada di Bay Ridge. Tony Manero è il re del quartiere, lo vedi da come cammina, come si muove, dal modo di vestirsi, è l’idolo delle ragazze. Sulle note di Stayin’ Alive, canta il suo modo di vivere.
Dopo una giornata di lavoro come commesso in un negozio di vernici, torna a casa per prepararsi per il suo sabato sera in discoteca. In famiglia è un disastro, padre disoccupato emigrato con la moglie e tre figli in cerca di fortuna…un fratello diventato prete per coronare il desiderio di gloria della madre.
Davanti alla discoteca Odissyy 2001 incontra i suoi amici, i Baroni, per loro lui è un eroe un punto di riferimento. Tutti aspettano il sabato sera, la sera più calda e frizzante della settimana. Con loro canta la passione che li accomuna: la Disco Dance (Boogie shoes).
All’interno della discoteca, dalla voce calda di Dj Monty, viene annunciato il Disco Dance Contest, la Gara di ballo dell’Odissyy 2001 (Disco inferno).
Durante la serata Tony nota tra la gente Stephanie Mangano, una discreta ballerina, attraente e sensuale ma un po’ antipatica e presuntuosa.
In discoteca c’è anche Annette, innamorata di Tony, che lo invita a partecipare con lei alla gara di ballo nella speranza di riuscire a conquistarlo.
(Night fever)
La serata prosegue fuori dalla discoteca per le strade di Bay Ridge.
Tony al negozio riceve un irrisorio aumento di paga dal sig. Fusco ma lui è contento lo stesso.
Torna a casa e ha una discussione con il padre per l’aumento e trova il fratello che ha deciso di lasciare il sacerdozio con grande delusione di tutta la famiglia e della madre in particolare.
Alla scuola di danza Monty tiene una lezione di ballo con allievi principianti e Tony è in una altra sala con Annette per allenarsi per la gara di ballo.
Ma Tony nota che nell’altra sala c’è Stephanie che si allena e la va a trovare. Le propone di partecipare con lui alla gara di ballo e lei accetta, così iniziano a ballare insieme (More than a woman)
Tony incontra Annette e le comunica che non balleranno più insieme con grande disperazione di lei (If I can’t have you)
Tony va in discoteca con il fratello Frank j. per fargli conoscere il “suo mondo” e gli presenta i suoi amici. Tra questi c’è Bobby, il più debole del gruppo, che chiede consiglio al fratello su cosa fare con la sua ragazza, Pauline, ma lui è distratto da tutti gli altri che ballano. (It’s my neighbourhood)
Manca solo una settimana alla grande gara di ballo e l’atmosfera inizia a scaldarsi (You should be dancing).


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ATTO II

La scena si apre con Tony e i Baroni che volteggiano pericolosamente sul Ponte di Verrazzano, mentre Annette e Bobby li guardano da terra.
(Jive talking)
Tony arriva alla sala danza e trova Stephanie che si allena con Monty e la cosa lo infastidisce.
Iniziano a ballare quando, inaspettatamente, arrivano i baroni per comunicare a Tony che Gus è all’ospedale perché è stato picchiato dai Barracudas.
Stephanie fa sapere a Tony che il giorno dopo si sarebbe trasferita a Manhattan e gli chiede aiuto per il trasloco.
Bobby prova a chiedere a Stephanie un consiglio ma anche lei lo ignora (Tragedy).
Frank j. parte con grande dispiacere di Tony.
Tony ha uno scontro con il sig. Fusco perché gli nega un giorno di permesso.
Uscendo dal negozio incontra Bobby che prova a chiedere anche a Tony un consiglio se sposare o no Pauline, ma anche lui non da molto peso alle sue parole.
Stephanie fa il trasloco aiutata da Tony, ma nell’appartamento incontrano Jay, l’ex ragazzo di Stephanie. (What kind of fool)
Tony e Stephanie vanno a fare una passeggiata sul ponte (How deep is your love).
Intanto i Baroni tornano dopo aver vendicato Gus con i Barracudas. Gus però confessa di non essere sicuro che siano stati proprio loro e questo suscita grande rabbia in Double j., il duro del gruppo, che se la prende anche con Bobby facendogli notare quanto sia un “cagasotto”.
Intanto è arrivata la grande sera della gara di ballo. In discoteca Annette è triste e ha già bevuto molto, Stephanie è più sexy e attraente che mai e aspetta il grande momento (Nights on).
Monty da il via alla gara di ballo, eliminando a mano a mano le coppie fino a che ne rimangono solo tre.
Sulle note di More than woman si esibiscono Tony e Stephanie con grande supporto da parte di tutta la discoteca e del dj Monty.
Ma Tony nota quanto siano stati bravi i portoricani e si arrabbia quando Monty comunica che è lui il vincitore e non i portoricani e fa notare a Stephanie che la gara era truccata e consegna loro il premio.
Questo gesto provoca in Stephanie molta rabbia che litiga con Tony andandosene via.
All’uscita dalla discoteca Tony, i Baroni e Annette si spostano sul ponte. Hanno bevuto tutti troppo, Bobby sale sul ponte e inizia a volteggiare pericolosamente per dimostrare di non essere un fifone come credono gli amici. Ma disgraziatamente cade giù.
Dopo il terribile incidente, Tony e Stephanie si incontrano sul Ponte e chiariscono la loro posizione decidendo di provare a rimanere amici (How deep is your love).





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25/09/2007 18:41

cast:
Robert Stigwood Org. Planet Musical

Simone Di Pasquale
(Tony Manero)

IL MUSICAL


Hoara Borselli
(Stephanie Mangano)

con la partecipazione di
Stefano Masciarelli
(dj Monty)
con
Simone Di Pasquale (Tony)
Hoara Borselli (Stephanie)
Lucio Cocchi (Bobby)
Paola Lavini (Annette)
Samanta Togni (Maria Huerta)
Valentina Vincenzi (Doreen)
Alessandro Tinchini (Fusco)
Ciccio Regina (Il padre)
Carla Castelli (La madre)
e con

Paride Acacia (Barry)
Egidio La Gioia (Robin)
Francesco Regina (Maurice)

corpo di ballo

Fabrizio Graziani
Vincenzo Minieri
Ilaria Segoni
Claudia Nicolussi

Direzione Musicale Emanuele Friello
Arrangiamenti e programmazioni Maurizio Campo
Scene Giancarlo Muselli
Costumi Santina Ferro
Disegno luci Marco Policastro
Progetto sonoro Luca Finotti

Musiche originali e canzoni THE BEE GEES

Coreografie Mena Pascale
Adattamento e Regia MASSIMO ROMEO PIPARO
Produzione esecutiva Carlo Buttò e Giacomo Farina e Francesca Piparo
Assistente di produzione Franca Fagan
Ufficio stampa Federica Fresa
Immagine e marketing B&T Communications Co.
Sponsorizzazioni Comunicare in teatro
Cast Massimo Romeo Pìparo
Assistenti regia Simone Nardini, Paride Acacia
Assistente scenografo Paolo Prota
Realizzazione costumi e scarpe Santina Ferro, Mario Pisu
Realizzazione scarpe Happy Dancing
Realizzazione scene Prampolini - Scen Art Napoli
Direttore di scena Angelo Gullotta
Primo Macchinista Carlo Antonio Russo
Macchinista Claudio Cutispoto
Fonico di palco Federico Susanna
Fonico di sala Luca Finotti
Datore luci Marco Policastro
Primo elettricista Francesco Noè
Sarta Santina Ferro
Foto di scena Luciano Pascali
Webmaster Sinergia – Messina
Trasporti Damiano
Impianto luci LIMELITE - Roma
Impianto audio Audio uno - Roma




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25/09/2007 18:43

Alcune immagini tratte dal film








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25/09/2007 21:12

Video tratto dal film
[Modificato da pa.zam.7 25/09/2007 21:13]


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25/09/2007 21:15



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