Prezzi "capitalisti" per i gadget di Pechino 2008

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@talia@
00sabato 22 settembre 2007 19:46
di Lucia Pozzi
PECHINO (17 settembre) - Cosa non si fa, in Cina, per il figlio unico. Le Olimpiadi si avvicinano e a Pechino fioriscono i negozi pieni di gadget. Pupazzetti, orologi, magliette, felpe, tazze per il the, bambolotti gonfiabili di tutti i colori e peluche alti anche un metro e mezzo: una passione per i piccoli (e meno piccoli) con gli occhi a mandorla, che si accalcano per vedere, toccare, in qualche modo partecipare a questo momento magico che sta spingendo al massimo la locomotiva cinese. E per comprare, naturalmente. Comprare nonostante i prezzi da capogiro. E’ la faccia consumistica della Cina moderna. In cui si spende per il superfluo. E si spende anche tanto. Cinquecento yuan (circa 50 euro) per la serie delle mascotte in plastica delle Olimpiadi è una follia se ci si rapporta al costo medio della vita in Cina: una corsa di 40 minuti in taxi costa più o meno 50 yuan (5 euro), una confezione degli strapopolari spaghettini al manzo precotti 3 yuan (30 centesimi di euro), un paio di jeans con i lustrini in uno dei mille negozi che li espongono dietro piazza Tiananmen non più del corrispondente di 4 euro e mezzo, una maglietta di puro cotone con le maniche corte solo 1 euro, anche se a caratterizzarla ci sono le maschere del Teatro di Pechino sovraimpresse. La stessa serie delle mascotte in peluche, questa volta, costa un po’ meno. Ma si tratta sempre di 23 euro, una cifra comunque spropositata rispetto al valore di un salario medio cinese. Se la classe impiegatizia, nelle grandi metropoli, oscilla tra i mille e i duemila euro al mese (tranne i dipendenti delle aziende statali, che non superano la soglia dei 400 euro), è anche vero che quella enorme massa di operai che vive nei subborghi di periferia o nelle aree più interne arriva al massimo a 100-150 euro. Il mercato dei gadget delle Olimpiadi non scommette certo su di loro. Ma è un fatto che i luccichii del grande evento attirando un po’ tutti. E chi se lo può permettere, magari a costo di qualche sacrificio, non rinuncia a fare il regalo più bello al proprio figlio. E il regalo più bello, per molti, lo si trova proprio nei negozi dedicati al sogno di Pechino 2008 “One world, one dream” (“un mondo, un sogno”) recita lo slogan che anima tutto il battage intorno alle Olimpiadi. E i cinesi sembrano crederci. Ecco allora la fila alla cassa per una maglietta o un foulard doc al “modico” prezzo di 250 yuan (25 euro). O per una tazza a 5-10 euro, a seconda della forma e del disegno. Intanto i turisti europei o americani entrano, guardano, ma comprano con il contagocce. Forse perché preferiscono il gadget “made in China” del superfalso di marca. O, semplicemente, perché quel sogno lo hanno già vissuto tante volte
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