Inchiesta Vallettopoli : Ogni anno a Milano due tonnellate di cocaina

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Debbyna1972
00martedì 3 aprile 2007 15:53
Gira un mare «di roba», fila ai bagni delle discoteche per sniffare. Ma la coca non genera allarme sociale Coca prêt-à-porter, che gira negli esclusivi privé dei locali alla moda e per le strade di Milano. Gratis se a chiederla sono le starlette, le letterine, le vallette, i tronisti e tutta la fauna di vip più o meno tali che si misurano ospitate e reality in tv. Mai come negli ultimi anni la coca circola a sacchi. Solo nel 2006, le forze di polizia ne hanno sequestrati 243 chili. Se è vero, come dicono gli esperti, che a finire nelle mani degli investigatori è solo il 10% di quanto viene spacciato, principalmente per strada, ecco che ogni anno a Milano passano due tonnellate e mezzo di «neve». Una quantità impressionante che, però, non provoca alcun allarme sociale. Per due motivi: i cocainomani non li vedi in giro rintronati; dopo le stragi degli anni '80, le cosche della 'ndrangheta sono in pax mafiosa: niente più morti ammazzati e spaccio discreto, affidato agli africani.
Uno dei meriti dell'inchiesta Vallettopoli del sostituto procuratore Frank Di Maio è di aver ridestato l'interesse sul fenomeno cocaina. Le dichiarazioni di starlette poco più che ventenni e dei loro amici parlano di discoteche alla moda dove la droga gira senza ostacoli. C'è un «sistema ben collaudato», scriveva giorni fa il gip Giulia Turri, secondo il quale intorno a determinati locali notturni gravitano soggetti in grado di attirare personaggi famosi garantendo coca di buona qualità e gratis. Tra le carte dell'inchiesta di Di Maio ci sono riferimenti ad alcune note discoteche. Pietro Tavallini, uno degli indagati di Vallettopoli, agli arresti domiciliari per aver ceduto cocaina a starlette che entravano gratis con lui all'Hollywood, ha raccontato al Pm: «Quando siamo al piede del tavolo basta chiedere "hai una riga?" e te la danno, di base (...) col fatto che sono delle ragazze poi te la danno». Chi la cede? Lo stesso Tavallini oppure qualche facoltoso imprenditore non proprio giovanissimo che così accede alla compagnia.
All'Hollywood, a sentir parlare Tavallini, il consumo avverrebbe nel bagno del settore privé, uno solo «per uomini e donne e senza chiave». «Andiamo al bagno, facciamo insieme e torniamo, e poi restituiamo...» e al pm che si meraviglia per lo «smisurato consumo» ammette e aggiunge: «C'è sempre una fila pazzesca (...) c'è la gente che tira (...) entrano in quattro, quindi immagino che non facciano pipì (...). A volte sono intervenuti quelli della security perché nella coda succedono delle mezze risse». Al The Club, secondo Tavallini, le cose vanno un po' meglio nell'esclusivo privé. La coca girerebbe di nascosto, ma non nei bagni. La sorveglianza è maggiore: «È vietato entrare e se vedono che si entra in due nel bagno, no! Fuori! Non vogliono». Di Maio si sta interessando anche ad altri locali. Di uno non si conosce il nome, ma si sa che addirittura lì gli spacciatori entrano gratis. In vacanza le cose non cambiano. «Hai una riga?» è la prima domanda quando ci si incontra in Sardegna o sulle Dolomiti.


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