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"Yes, you can". Le nostre colpe le vostre responsabilità

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2009 19:28
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12/07/2009 19:28

Barack Hussein Obama
Vi parlo al termine di un lungo viaggio all'estero. Ho cominciato dalla Russia, per un summit tra le due potenze. Poi sono andato in Italia per un vertice tra le grandi economie mondiali. Sono venuto qui in Ghana per una semplice ragione.

L'aspetto che avrà il XXI secolo non dipenderà solo da quello che succede a Roma, a Mosca o a Washington, ma anche da quello che succede ad Accra.

Io non considero i Paesi e i popoli dell'Africa come un mondo a parte: io considero l'Africa come una parte fondamentale del nostro mondo interconnesso. Dobbiamo partire da una semplice premessa: il futuro dell'Africa spetta agli africani. Dico questo conoscendo perfettamente il tragico passato che ha perseguitato in certe occasioni questa parte del mondo. Io ho dentro di me il sangue dell'Africa. Mio nonno faceva il cuoco per gli inglesi in Kenya, e nonostante fosse un anziano rispettato nel suo villaggio i suoi datori di lavoro lo chiamarono "ragazzo" per buona parte della sua vita. Mio padre crebbe pascolando le capre in un minuscolo villaggio, lontanissimo dalle università americane dove sarebbe andato per ricevere un'istruzione. Diventò grande in un momento di straordinarie promesse per l'Africa. Le lotte della generazione di suo padre stavano dando vita a nuove nazioni, a cominciare proprio da qui, in Ghana. Ma nonostante i progressi che sono stati fatti, noi sappiamo che quella promessa in gran parte deve ancora essere mantenuta. Paesi come il Kenya, che quando sono nato io aveva un reddito pro capite maggiore di quello della Corea del Sud, sono rimasti drammaticamente indietro. Malattie e conflitti hanno devastato intere parti del continente africano.

E' facile addossare ad altri la colpa di questi problemi. Ma l'Occidente non è responsabile della distruzione dell'economia dello Zimbabwe nell'ultimo decennio, o delle guerre in cui vengono arruolati bambini tra i combattenti. Ma io sono convinto che questo sia un nuovo momento di promesse. Non saranno giganti come Nkrumah o Kenyatta a plasmare il futuro dell'Africa. Sarete voi. E soprattutto, saranno i giovani.

Oggi mi concentrerò su quattro aree che sono decisive per il futuro dell'Africa e di tutti i Paesi in via di sviluppo: la democrazia; le opportunità; la salute; la risoluzione pacifica dei conflitti.

La prima cosa da fare è supportare governi democratici forti e sostenibili. Nessun Paese riuscirà a creare ricchezza se i suoi leader sfruttano l'economia per arricchirsi, o se la polizia può essere comprata da trafficanti di droga. Questa non è democrazia, questa è tirannia ed è tempo che finisca. Possiamo star certi di una cosa: la storia è al fianco degli africani valorosi, non al fianco di chi usa colpi di Stato o modifiche costituzionali per rimanere al potere. L'Africa non ha bisogno di uomini forti, ha bisogno di istituzioni forti.

Questo continente è ricco di risorse naturali. L'Africa emette meno gas serra di qualsiasi altra parte del mondo, ma è il continente più minacciato dai cambiamenti climatici. Un pianeta più caldo diffonderà le malattie, assottiglierà le risorse idriche ed esaurirà i raccolti, creando le condizioni per ancora più carestie e conflitti. Tutti abbiamo la responsabilità di frenare queste tendenze e trasformare questa crisi in opportunità.

Il buongoverno non è fondamentale solo per quel che riguarda le opportunità, ma anche per quel che riguarda la terza area di cui parlerò, il miglioramento della salute pubblica. Negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi. E' cresciuto molto il numero delle persone affette da Hiv/Aids che riescono a condurre una vita attiva e ricevono i farmaci di cui hanno bisogno. Ma troppi ancora muoiono per malattie che non dovrebbero essere mortali. E' necessario che i singoli africani facciano scelte responsabili per impedire il diffondersi della malattia. L'America sosterrà questi sforzi, perché quando un bambino ad Accra muore di una malattia che si poteva prevenire, tutti noi, in ogni parte del mondo, ne veniamo screditati.

Se collaboriamo in nome di un futuro più sano, dobbiamo anche fermare la devastazione che viene dagli esseri umani, ed ecco perché l'ultimo argomento di cui parlerò sono i conflitti armati. Voglio essere chiaro: l'Africa non è la grossolana caricatura di un continente in guerra. Ma per tanti, troppi africani i conflitti armati sono parte dell'esistenza. Questi conflitti sono una pietra al collo per l'Africa. Dobbiamo combattere l'inumanità in mezzo a noi. Non è mai giustificabile prendere di mira innocenti in nome dell'ideologia. E' la sentenza di morte di una società a costringere i bambini a uccidere in guerra. E' un segno estremo di criminalità e vigliaccheria condannare le donne a stupri incessanti e sistematici. Dobbiamo dare testimonianza del valore di ogni bambino del Darfur e della dignità di ogni donna del Congo. Nessuna fede o cultura può giustificare le offese contro di essi. Quando in Darfur c'è un genocidio o quando in Somalia ci sono i terroristi, queste sono sfide che riguardano la sicurezza globale ed esigono una risposta globale. Ecco perché siamo pronti a collaborare attraverso l'azione diplomatica, l'assistenza tecnica e il supporto logistico, e sosterremo gli sforzi per portare i criminali di guerra di fronte alla giustizia.

Come ho detto prima, il futuro dell'Africa spetta agli africani. Cinquantadue anni fa, gli occhi del mondo erano rivolti al Ghana. E un giovane predicatore chiamato Martin Luther King venne qui, ad Accra, a guardare l'Union Jack che veniva ammainata e la bandiera ghanese che veniva alzata. Chiesero a King come si sentiva ad assistere alla nascita di una nazione. E lui disse: "Rinnova la mia fede nella vittoria finale della giustizia".

Ora quella vittoria può essere conseguita ancora una volta, e può essere conseguita da voi. E sto parlando in particolare ai giovani. Questo è quello che dovete sapere: il mondo sarà come voi lo costruite. Voi avete la forza per chiamare i vostri leader a render conto del proprio operato, per costruire istituzioni che siano al servizio del popolo. Potete sconfiggere le malattie, mettere fine ai conflitti e creare il cambiamento partendo dal basso. Potete farlo. Sì, voi potete. Perché ora la storia sta cambiando.


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