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Così volevano incastrare Casini in Vallettopoli

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2007 15:56
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Post: 1.986
Città: GROTTAZZOLINA
Età: 51
Sesso: Femminile
03/04/2007 15:56

Qualcuno voleva incastrare Pier Ferdinando Casini. Questo hanno raccontato i tre giornalisti che ieri il pm Woodcock ha interrogato in merito alla famosa storia della crociera a luci rosse. Doveva essere quello il nome ad effetto che il burattinaio di questa storia già pregustava sui giornali a tre giorni dalle votazioni in Parlamento sul decreto Afghanistan, quando il leader centrista si è smarcato dalla Cdl e ha deciso di mollare Berlusconi e Fini. Già, chi meglio del bel Pierferdy per imbastire una clamorosissima storia a base di sesso, cocaina, trans e video compromettenti? Il nome dell’ex presidente della Camera è finito sui verbali dell’inchiesta dopo che i tre cronisti interrogati - Fabrizio Caccia del «Corriere della Sera», Alessandro Farruggia del «Resto del Carlino» e Giovanni Rivelli della «Gazzetta del Mezzogiorno» - hanno deciso di rivelare fino in fondo al magistrato tutti gli aspetti di questa brutta storia velenosa e hanno riferito ogni parola di quelle che gli avrebbe detto il loro informatore segreto, l’avvocato Piervito Bardi. Era dunque di Casini lo scalpo che qualcuno cercava di portare a casa. I tre giornalisti hanno parlato davanti al pm un’ora ciascuno. Hanno ricostruito le tappe di un trappolone che è scattato alla fine della settimana scorsa, quando il clamore per Vallettopoli era all’acme. Sarebbe bastato un nonnulla per distruggere una carriera politica.
L’operazione-Casini, secondo quanto hanno riferito i tre giornalisti, è cominciata da lontano. Era mercoledì della settimana scorsa quando Rivelli s’è ricordato di un trafiletto apparso mesi prima sul giornaletto locale «Controsenso». Si accennava a una crociera imbarazzante con un politico a bordo e di un video ricattatorio. Ora, siccome non è un mistero a Potenza che dietro il giornale ci sia l’avvocato Bardi, i due inviati venuti da fuori e il cronista locale sono andati alla ricerca del penalista. Un nemico storico di Woodcock. Ma poco importa, in questa fase. Fatto sta che Bardi - sempre secondo il racconto dei tre - dà loro appuntamento per venerdì. E quando i giornalisti vanno a trovarlo, incontrano sulla porta la misteriosa Leila, bella donna di poche parole, che li liquida con un «sono stanchissima, parlate con lui». E l’avvocato parla, parla, parla. Dice che Leila Virzì è stata appena convocata da Woodcock (circostanza non vera). Dice che l’ha conosciuta tre giorni prima (anche questo non esattamente vero: salteranno fuori delle foto dei due in discoteca, a Potenza, ai primi di marzo). Dice che ha in serbo rivelazioni eccezionali per Woodcock (e anche questo non reggerà alla prova: Leila Virzì ha negato tutto). I giornalisti intanto, quel venerdì pomeriggio, registrano i fatti e li riportano sui rispettivi giornali. Salvo omettere il nome del politico. Troppo delicato. E poi non c’è nemmeno un atto della magistratura. Se però Leila lo riferisce a Woodcock, allora...

Ma Leila non lo riferirà. Anzi, smentirà seccamente. Mai stata su una crociera a luci rosse. Mai detto niente del genere, né all’avvocato, né ai giornalisti. Mai saputo di big della politica ripresi in video compromettenti. A questo punto i tre giornalisti - così raccontano al magistrato - ci sono rimasti di stucco. In questa storia ci avevano creduto. E quando ne chiedono conto a Bardi, quello per un paio di giorni replica: attenzione, è tutto vero, l’attrice non parla perché ricattata. O perché s’è spaventata. La vicenda finisce nel grottesco dopo qualche giorno di gran confusione, quando diventa evidente che Leila Virzì e Bardi hanno litigato. Lei nel frattempo si sente pure male e si fa ricoverare in ospedale. Come Sircana.

I tre cronisti hanno depositato nelle mani del magistrato anche la registrazione di una telefonata, un foglietto scritto a mano dal legale («Ci sono troppe microspie», disse in un attimo di paranoia) e diversi sms. Da ieri la procura di Potenza ha in cassaforte alcuni verbali secretati che diventeranno inevitabilmente un trampolino di lancio per nuove inchieste. E’ andata effettivamente così come hanno raccontato i tre giornalisti? Davvero l’avvocato Bardi ha messo in circolo questo genere di voci su Casini? E se sì, perché? Le indagini continuano.
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